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al testo di Robert Wasp Pirsig
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Mi fa notare che la mia sintassi è a placche e genera protusioni della spina verbale. In pratica, la discopatia compare in parole povere storpiando il tronco a capo, cosa che addolora il lettore. Un obbrobrio, per il suo gusto. Le voglio spiegare che scrivo mela: che peccato!, ma intanto la zolla sulla quale insiste la regione frontale sposta l’espressione e genera vela: che pescato!, Lei obietta che è solo un gioco lessicale, non certo poesia. Vorrei sottolineare che davvero io vedo il frutto gonfiarsi nel vento e trasportare l'umanità sulla riva sbagliata (nemmeno le dico che tutto nasce dal fare rotta su Dio!). La pancia in piena forma gravida della polpa ora gravita in un gioco che più di un gioco non sarà mai. Navigo tra le righe come un brigantino con il sento in poppa. Serve spiegare le parti di un componimento? Gli ingredienti non sono quelli soliti, d'accordo, però il cuoco impiatta a modo suo grani carni e crocchie di angosture comuni. Io lo faccio svuotando la polpa in vista dell'ultimo torto che andrà in porto: noi scemati da incomprensioni.
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